Scendere nelle Cattedrali Sotterranee Bosca di Canelli è come varcare una soglia nel tempo. Pensi di conoscerle, eppure ti sorprendono sempre. Volte immense, silenzi antichi, il tempo sospeso in cui le bottiglie si abbandonano al loro lento divenire. Come quello del Gran Cattedrale, custode di una bellezza che emoziona a ogni nuovo incontro.
Scendendo i 34 gradini, Chiara pensava di sapere già tutto.
Era cresciuta a pochi chilometri da Canelli e aveva visitato quelle cantine sin da quando era bambina. Nulla, in teoria, poteva sorprenderla.
Eppure, al primo passo nella Grande Cattedrale (così la chiamava Luigiterzo Bosca), le sue percezioni cambiarono. Le volte si aprivano come ali scavate nel tufo, mentre le luci disegnavano ombre dal moto ammaliante e le gocce che cadevano dall’arco più lontano avevano il ritmo di un antico segnatempo.
Chiara si fermò senza capire il motivo. Quel luogo, Patrimonio Mondiale dell’Umanità per l’Unesco dal 2014, ora le appariva diverso. Quasi vivo.
La guida la invitò ad avvicinarsi alle file ordinate di bottiglie. «Qui il tempo lavora piano», disse, «e ogni spumante riposa per anni prima di farsi scoprire». Chiara tese un orecchio, giurò di aver percepito un fruscio. Poi chiuse gli occhi e le parve di sentire una storia.
Lei, bambina, sulle ginocchia del suo caro nonno. Le raccontava di vigneti baciati dal sole d’agosto, di mani esperte e di notti di attesa, di dolci declivi e filari che scintillavano tra i riflessi dorati dell’estate monferrina.
Il suono sordo di un “pop!” inaspettato la riportò al presente. Con delicatezza e mestiere, la guida della cantina stava colmando un calice da una bottiglia di Gran Cattedrale Bosca 1831.
Chiara lo portò alle labbra. Senza fretta. Quei riverberi dorati le ricordarono le mattine d’autunno, il perlage finissimo la danza della pioggia sui vetri. Riconobbe il retrogusto della crosta di pane, la freschezza della frutta, la carezza di una bollicina che riusciva ad accogliere senza prevaricare. Erano emozioni che conosceva, ma che ora risuonavano in lei con un’eco inattesa.
Risalendo le scale, subito fuori dalla cantina, ritrovò lo stesso sole che l’aveva accompagnata da casa. Era lei ad essere diversa.
E mentre pensava a quel prezioso spumante realizzò che non era stato solo un assaggio: era stato un incontro.
Con un metodo classico che custodisce quasi due secoli di maestria, con un luogo che trasforma la pazienza in arte, con la possibilità di riscoprire la meraviglia proprio dove non si aspettava di poterla ritrovare.
Quel calice non aveva cambiato il mondo. Aveva semplicemente ricordato a Chiara che anche ciò che conosci può sorprenderti, se ti concedi il lusso di guardarlo come fosse la prima volta.
Vieni a vivere quella stessa magia con i tuoi occhi, ti aspettiamo nelle Cattedrali Sotterranee Bosca.