Per Bosca, dal 1831, stappare significa portare, con maestria e audacia, l’entusiasmo delle bollicine italiane a tutti. Ovunque e sempre.
Canelli. Qui è iniziata e qui continua. Dopo sei generazioni. Allo stesso modo. Una storia declinata sempre e soltanto al tempo presente.
Oggi, al timone, ci sono i fratelli Pia, Gigi e Polina.
A Bosca donano una veste nuova e lo fanno mettendosi coraggiosamente in gioco. Con loro, nasce un nuovo, originale capitolo.
A Bosca donano una veste nuova e lo fanno mettendosi coraggiosamente in gioco. Con loro, nasce un nuovo, originale capitolo.
Nasce da desideri ancora una volta controcorrente e ha l’obiettivo di raccontare nuovi modi di vivere le bollicine trasformando il rito consolidato del brindisi in un’esperienza nuova e non convenzionale:
più facile, quotidiana e inclusiva.
Perché essere Bosca, in fondo, significa esplorare. Come dei veri pionieri.
Lo ha fatto Luigiterzo guidando, nel recente passato,
Bosca oltre frontiera, nei luoghi più inaccessibili del Vecchio e degli altri Continenti.
Lo fece Carlo, ai primi del ‘900,
fondando la sede statunitense e diventando così, per tutti, Mister Moscato.
Ancora prima, a metà ‘800, fu la missione di Luigi Bosca.
Portare, a bordo di navi a vapore, i suoi vini agli Italiani emigrati oltreoceano.
Ancora più indietro:
un uomo con le mani
sporche di terra.
É seduto davanti al notaio di Canelli e sta firmando l’atto di costituzione della sua società vinicola. Il nome, al fondo del documento, recita:
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