LA STORIA DI BOSCA ATTRAVERSO I SUOI PERSONAGGI/Puntata #3
“Dotata animi mulier virum regit”. Vi dice niente questo proverbio latino?
Significa: “Una donna dotata di spirito sostiene (e consiglia) il marito”.
Detto in altri termini, con una ben più nota frase, attribuita alla scrittrice britannica Virginia Woolf: “Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”.
Elaborata a cavallo tra ’800 e ‘900, racconta un mondo declinato tutto al maschile, in cui la figura della donna, seppur in un’accezione positiva, era spesso relegata ai margini.
Probabilmente, nel contesto di oggi, queste parole potrebbero far storcere il naso a molte persone. Facendo reclamare, quantomeno, una piccola, ma significativa sostituzione: al posto di “dietro” magari “accanto” se non addirittura “davanti”. E la nuova, ipotetica citazione suonerebbe così: “Di fronte a un grande uomo c’è sempre una grande donna”.
La Woolf ci perdonerà, ma così sembra più calzante con il presente. E, per dirla tutta, anche con una figura femminile del passato che spicca nella magnifica storia di Bosca.
Parliamo di Margherita Cortese, moglie di Luigi. Parliamo della seconda generazione Bosca. Parliamo di una vera e propria forza della natura.
Siamo nella seconda metà del XIX° secolo e – come ben saprete ormai – Luigi Bosca, prossimo a diventare ufficialmente il Vivandiere degli Emigranti, solca in lungo e largo l’Oceano Atlantico per portare i propri vini in America.
Chi rimane a Canelli a gestir gli affari? Ovvio, proprio lei: Margherita Cortese.
Per inquadrarla velocemente: Margherita diventa sposa di Luigi giovanissima e dà alla luce ben nove figli. Ma non crediate che questo possa essere sufficiente a descriverne la figura, relegandola a ruolo di moglie, mamma o angelo del focolare. E non fatevi ingannare neanche dal suo aspetto (la corporatura minuta, le labbra sottili, i capelli con la scriminatura raccolti sulla nuca). Piuttosto, guardatele gli occhi e capirete: Margherita era un portento.
La pasionaria, se così si può dire, che in assenza del marito – e probabilmente anche in sua presenza, a giudicare dai risultati – guidò l’azienda conducendola a una più ampia e riconosciuta dimensione internazionale. Testimonianze dell’epoca raccontano infatti che mentre Luigi era per mare, lei lo tenesse aggiornato scrivendogli delle periodiche relazioni sul retro delle cartoline postali indirizzate all’albergo dove sapeva lui si sarebbe fermato.
Venduto a 18 franchi quindici brente di moscato al Signor Bacigalupo di Quarto, Ritirato le 300 barbatelle da impiantare nella nuova vigna di Monteriolo.
Questo era il tono iper professionale dei suoi messaggi.
Fosse vissuta oggi, probabilmente, avrebbe firmato non le cartoline postali, ma le sue e-mail con un titolo davvero ad effetto: Margherita Cortese, Chief Executive Officer, Product Manager o Head of Marketing.
E c’è da scommetterci, tornando al passato, che quando Luigi nel 1913 – primo industriale di Asti a ricevere l’onorificenza – fu nominato Cavaliere del Lavoro, non se ne fece troppo vanto tornando a casa. Piuttosto, provando a immaginare la situazione, si limitò a sedersi di fronte a Margherita. E a guardarla, intensamente. Per dire, occhi negli occhi, con tutta la gratitudine e il rispetto possibili, una parola soltanto: grazie.