“Questo volevo dire: sfogliando la lista dei vini ho trovato un ‘Bosca 1955 – riserva del nonno’. Come fare a non metterci sopra le mani? ‘Era lu vinu per me’. ‘No, eh?’ diresti nella parlata italiana paolista, mentre scrivi un italiano degno d’un padre Segneri o di chi sa chi sappia scriverlo con purezza. Ora bevo la ‘riserva del nonno’ – e mi fa bene. Brindo, brindo/ brindo, e brindo alla Tua salute! Evviva, Bruna, lunghi anni, lunghi anni felici!
Bruna è Bruna Bianco, poetessa e avvocato italo-brasiliana, e l’autore di queste righe è Giuseppe Ungaretti, ‘Ungà’ per Bianca, e solo per lei.
Il rapporto autentico tra la donna, all’epoca poco più che ventenne, e il poeta ermetico che già aveva superato i 70, è uscito dall’ombra del “si dice – si racconta” per finire sulle pagine di “Lettere a Bruna”, il libro edito da Mondadori che abbiamo avuto l’onore di presentare insieme all’autrice lo scorso 30 settembre proprio a Canelli.
Proprio dove è nata la storia
Già, perché è a Canelli che lavora il padre di Bianca, e più precisamente qui, negli stabilimenti Bosca. Fu mio nonno Luigi II a chiedere, tra il 1948 e il 1956, al signor Bianco di curare l’apertura della filiale Bosca in Brasile. Bianca si trasferì oltreoceano con la famiglia ed è proprio a San Paolo che incontrò il poeta.
Bianca fece leggere al maestro le sue poesie, ricevendo complimenti e inviti a continuare con la sua arte. Il resto è storia – d’amore – scandita da lettere e da… bollicine!
Ungaretti, infatti, amava il nostro Metodo Classico Riserva del Nonno, nominato in alcune delle lettere riportate sul libro di Bruna Bianco.
Oggi noi di Bosca brindiamo a Bruna e con Bruna e al suo Ungà, ovviamente con un calice di Riserva del Nonno. Puoi brindare con noi, se lo desideri: la Riserva del Nonno la trovi qui.